Aa. Vv.
Incroci n. 17
Incroci n. 17
n. 17 (gennaio-giugno 2008)
ISBN: 9788880827504
Contrariamente a una nostra attestata consuetudine, questa nota viene firmata per la ragione che il suo autore intende assumere la responsabilità di alcune opzioni sviluppate nel numero, motivandole adeguatamente. Ci riferiamo, in modo particolare, a due “insiemi”: quello che apre la rivista sotto il titolo La scrittura difficile e quello dedicato al ricordo di Raffaele Crovi, entrambi attraversati da alcune domande sul rapporto tra la scrittura e la sofferenza.
Per quanto riguarda il primo caso, abbiamo voluto pubblicare testi poetici di alcuni amici della rivista, che da anni oppongono alle loro pesanti limitazioni fisiche la fiducia nella poesia, dando prova, tra l’altro, di come essa possa aiutare a non soccombere alle dure leggi della malattia. Una scelta – questa – che spinge verso altre domande intorno alla questione della qualità letteraria, alla luce della quale, in genere, si legge e si affronta criticamente la produzione contemporanea al fine di pervenire all’individuazione di canoni, di volta in volta relativizzati, e all’elaborazione di elenchi tendenzialmente gerarchici. In proposito noi pensiamo che si debbano allestire altri criteri e altri strumenti di valutazione, con i quali, senza trascurare le istanze precipuamente testuali, possiamo cogliere differenze e specificità sostanziali, fino a poter disegnare mappe alternative a quelle correnti. Ci sarà pure una qualche differenza degna di nota tra chi scrive per chiedere e chi lo fa per dare, tra chi compone dietro la scrivania e chi lo fa su un letto di dolore, tra i poeti di città e quelli di paese, tra i disoccupati i precari e i fissi, tra chi compone in una villa e chi non può pagare il fitto, tra chi immagina la morte e chi è chiamato ad accoglierla dal vivo, giusto per fare qualche esempio pro-vocatore.
Forse è ora, quindi, di abbandonare vecchie e consolidate pratiche critiche, il cui fine ultimo è quello di redigere le carte del sedicente valore letterario, per poter aprire il ventaglio delle verifiche e sondare gli strumenti umani messi in campo ed esercitati dal fare letterario. Soprattutto oggi che la platea degli scriventi si è allargata di molto recuperando aree prima escluse, oggi che il diritto alla scrittura viene giustamente reclamato da giovani e anziani, carcerati e sfrattati, soprattutto oggi è necessario mutare gli approcci di lettura. In sintesi, qui non si vuole contestare in toto il paradigma della qualità letteraria ma la sua presunzione di essere, anche dopo Einstein, l’unico doveressere da applicare in ogni circostanza.